Design Italy: il marketplace che porta all’estero il design italiano, intervista a Roberto Ferrari
Design Italy: abbiamo incontrato ed intervistato Roberto Ferrari, il founder dell’azienda, che ci ha raccontato come è nata la piattaforma per portare le piccole realtà manifatturiere su nuovi mercati, fornendo loro sostegno tecnologico, logistico e di marketing.

Ci raccontate la storia di Design Italy?
Design Italy (www.designitaly.com/it) è nata nel 2019, seguendo il sogno di creare una piattaforma in grado di portare le piccole realtà manifatturiere italiane su nuovi mercati, fornendo loro sostegno tecnologico, logistico e di marketing, e promuovendo così a livello globale le eccellenze italiane. Per rendere concreto questo progetto ho avviato una campagna di crowdfunding che ha avuto molto successo. Il 2020 è stato un anno importante per noi. Ci ha permesso di mettere a punto i nostri sistemi, irrobustire e rendere scalabile la piattaforma sui mercati esteri, un obiettivo raggiunto in maniera più decisa nel 2021. Oggi con oltre 140 brand di design selezionati, Design Italy diffonde in oltre 100 paesi nel mondo creazioni autentiche e contemporanee. Gli oggetti, tutti prodotti in Italia, spaziano tra i diversi ambiti: home decor, illuminazione, accessori e moda, collezioni speciali e spesso personalizzabili. In poco tempo stiamo raggiungendo un tale livello di qualità nella proposta e nei servizi da attrarre anche grandi firme del design italiano, come Martinelli, Driade, Fontana Arte, Danese Milano, Zanotta, Missoni Home, Sicis, Corsi Design, che oggi vendono i propri prodotti online usufruendo dei servizi offerti dal nostro marketplace. Stiamo inoltre per annunciare nuovi accordi molto importanti per noi. Abbiamo molti designer e aziende di design emergenti e indipendenti come Mogg, Dale Italia o anche più piccoli con proprie autoproduzioni come Mikro Design, Baronchelli che si affiancano ai celebri brand del Made in Italy, “convivono” qui dando vita a un catalogo che oggi conta oltre 12mila oggetti selezionati.
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Su quali valori si fonda l’identità di Design Italy?
Il Made in Italy e il design che sono insiti nel nome. Con la volontà di dare un supporto concreto a tutto il comparto creativo nazionale abbiamo incrementato la presenza della piattaforma digitale sui mercati esteri, fornendo un customer care di alto livello e basandoci su un approccio digital first. Siamo diventati così l’e-commerce italiano di design con il rating di customer feedback più alto. Lavoriamo per diventare un vero e proprio riferimento nel settore. Questa è la nostra visione, essere globali, digitali, multi-target (b2c e b2b), ad alta qualità customer care e servizio.
In che modo si sta evolvendo, oggi, il settore del design e dell’arredo, vista anche la pandemia di Covid-19, che ci ha fatto riscoprire l’importanza della casa durante il lockdown?
E’ cresciuta la consapevolezza del ruolo fondamentale dell’ambiente domestico per il nostro benessere fisico e mentale. E da qui non si torna indietro. I temi rilevati sono molti come la necessità di arredare spazi ricreativi, di creare isole per lavoro, aree più fluide e trasformabili. I designer hanno dato risposte concrete e le aziende hanno lavorato attivamente. E’ cresciuto l’interesse per l’outdoor sia per ambienti domestici sia per ambienti lavorativi dotati di spazi esterni. Sarà un cambiamento che resterà ormai nel lungo periodo a mio avviso.
Dopo la pandemia e il lockdown, quali sono le sfide del futuro che dovranno affrontare le aziende che producono design?
In Italia si sta facendo, e da parecchio tempo, ricerca sulla sostenibilità e circolarità dei materiali. Magari lo si comunica meno di molte aziende estere, ma queste attività sono certamente la via per continuare il percorso di crescita mai interrotto del design italiano. Noi siamo molto vicini alle produzioni di design italiano innovative che lavorano ad esempio sulla digital fabrication come quelle di Cyrcus Design, Medaarch e Dygo design, e a quelle aziende di design – anche piccole – che si stanno impegnando molto nelle loro collezioni sulla ecosostenibilità delle loro produzioni come Suber, Invenoom, OTQ, Labolsina per citare le piccole, ma anche le medio-grandi e le grandi sono sempre più attente. Non è un trend questo. E’ il trend che sta cambiando il design e su cui vedo molto fermento creativo e progettuale in Italia. Noi stessi abbiamo avviato da tempo un programma di riforestazione con Treedom, basato sulle nostre vendite e puntiamo verso il carbon neutral oltre che sulla “restituzione” circolare.
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Quali invece saranno le tendenze su cui puntare?
La recente Design week di Milano ci ha indicato diverse strade. In estrema sintesi i trend per la casa proposti sono l’uso di colori neutri, rilassanti, e la scelta di forme pulite. Ho rilevato interessanti collaborazioni tra il furniture design e il mondo della moda, due universi che insieme sono forti, aprono nuovi mercati, e che creativamente si “contaminano” molto bene. E’ importante anche rilevare il binomio artigianalità e innovazione tecnologica che si sposa benissimo con il pattern sulla circolarità ed ecosostenibilità di cui parlavo prima. Non si torna più indietro.
Quali sono i progetti di sviluppo futuri di Design Italy?

Per i prossimi mesi sono in programma importanti investimenti volti a rafforzare la presenza della piattaforma sui mercati esteri in particolar modo nel mondo asiatico, che sta segnalando interessanti dati di crescita. La compagine societaria, che oggi vede tutti investitori italiani, mira in un prossimo futuro a far entrare anche capitali stranieri. Anche il canale B2B2C, intermediato da architetti e designer che dialogano con i clienti finali per la realizzazione di progetti d’interior è destinato a crescere. Vogliamo sviluppare maggiormente questo segmento che sta arrivando in maniera spontanea e che riteniamo di grande interesse e potenziale, portando, anche in questo caso, innovazione digitale. Abbiamo ricevuto i primi ordini e ci stiamo organizzando internamente per offrire loro servizi ad hoc, pensati per soddisfare le richieste specifiche. Inoltre come dicevo stiamo per allargare le nostre partnership commerciali con importanti accordi che molto presto vedranno la luce.
Com’è la casa del futuro secondo Design Italy?
Durante il lockdown abbiamo sperimentato tanti “limiti” nelle nostre case. Nel momento in cui le abbiamo vissute di più ci siamo accorti di quello che ci mancava, magari un tavolo o un divano più grande per accogliere tutti i componenti della famiglia, oppure spazi non sfruttati abbastanza perché arredati con mobili poco funzionali. Ci siamo resi conto che forse anche quello che avevamo appeso alle pareti era lì da troppo tempo e non ci piaceva più. Abbiamo capito che anche un piccolo spazio esterno va ben arredato e vissuto. Faremo tesoro di questo e ripenseremo alle nostre case più a misura della nostra vita, che magari nel frattempo è cambiata. Oggi c’è una rinata voglia di convivialità, di spazi “giusti” per stare insieme, e molte proposte di quest’anno raccolgono questo desiderio. E attenzione ai materiali, come dicevo l’ecosostenibilità è entrata nei requisiti di base.
Qual è la “cosa” più contemporanea, forte e promettente che si sta manifestando a suo avviso sulla scena del design contemporaneo?
Secondo me proprio la digitalizzazione. Rispetto ad altri settori, al food o il fashion ad esempio, il design era rimasto indietro. Ora invece siamo partiti e recupereremo. Abbiamo molte idee, a cominciare dalle features di realtà aumentata messe a punto con lo scopo di consentire al visitatore di vivere un’esperienza più personalizzata e rilevante nel design. Anche le opportunità offerte dalla Realtà Virtuale e dal Metaverso sono allo studio, sempre con l’intento di avvicinare il più possibile i clienti ai prodotti, alle loro caratteristiche e alla loro storia. Il digitale stravolgerà diversi dogmi anche nel mondo B2B e noi vogliamo essere un attore principale di questa trasformazione che non può che far crescere sempre di più la domanda, avvicinando la stessa all’offerta, rompendo le barriere fisiche, geografiche, produttive ed esperienziali. Sarà un viaggio affascinante.
Una domanda che è anche un po’ una provocazione, esiste ancora uno stile italiano nel design?
Quello che personalmente vedo è che lo stile italiano nasce innanzitutto dalla capacità progettuale e di lavorazione dei materiali. Questa capacità è unica nel mondo e persiste come elemento distintivo, andandosi a fondere con la vena creativa, che sta rinascendo proprio in virtù della ricerca di nuove soluzioni e materiali. Abbiamo da questo punto di vista un vantaggio competitivo unico come Paese e possiamo valorizzarlo di più.
Cosa significa per voi il concetto di Made in Italy?
Come detto prima è la fusione di questi tre elementi: progettualità, uso sapiente dei materiali, creatività. Questi tre assi portanti si poggiano su una capacità produttiva “in Italia” unica che va il più possibile preservata, alimentata e valorizzata per essere promossa all’estero e intercettare al meglio la crescente domanda di alta qualità e stile dalle nuove ”borghesie” emergenti nel mondo. Uso un termine quasi scomparso “borghesia” ma penso che renda bene il concetto. Questo è il Made in Italy e questo vogliamo selezionare e promuove in tutto il mondo con il nostro modello di business e il nostro brand.