Infiniti design: intervista a Marco Ceccato
Infiniti design: abbiamo incontrato ed intervistato Marco Ceccato, Sales-Marketing & Product-Strategy Director dell’azienda che realizza complementi d’arredo come sedie, sgabelli, tavoli e divani, creati per le esigenze della vita contemporanea.
Su quali valori si fondano l’identità e la filosofia produttiva di Infiniti?
“infiniti nasce nel 2008, con l’idea e l’ambizione di creare arredi per la vita contemporanea, da godere in buona compagnia. Un concetto familiare che si estende alla comunità urbana, pubblica o professionale con un tocco riconoscibile, pratico ed elegante: sono nati così arredi fatti per essere utilizzati, condivisi, consigliati. L’azienda al principio aveva un’anima rivolta al mondo retail, ma negli ultimi cinque anni abbiamo ribaltato il nostro core business, diventando sempre più focalizzati sul mondo Horeca, cioè nell’arredamento di bar, ristoranti, caffetterie e hotel, ma con relativa crescita anche nel mondo corporate. Esportiamo il 90% dei nostri prodotti fuori dall’Italia, in 85 paesi, la maggior parte dei quali in Europa, ma siamo sicuramente presenti in tutti i continenti con il nostro prodotto. Ciò che ci contraddistingue è anche il modo di comunicare, che vuole essere “out of the box”: da sempre, le nostre immagini e i nostri cataloghi hanno voluto esprimere ironia, cultura, internazionalizzazione, apertura mentale, etnicità, ma sempre esprimendo un delicato omaggio al design italiano.”
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Ma ci sono anche altri valori che guidano la vostra storia aziendale, quali sono, ce li racconta?
“Sin dalla nascita del brand, abbiamo cercato di dare spazio a giovani designer, talvolta sconosciuti, in modo che esprimessero il loro potenziale creativo in arredi funzionali, senza dimenticare l’estetica e il comfort, che per il nostro settore sono valori indispensabili. Claus Breinholt, designer danese che ha firmato e continua tuttora a firmare molte delle nostre collezioni, è un esempio perfetto in questo senso: nel 2009, quando abbiamo deciso di iniziare la nostra collaborazione, era un designer semisconosciuto di neanche trent’anni, e ad oggi la sua sedia Loop è ancora uno dei nostri prodotti di punta. Nel corso del tempo, inoltre, abbiamo cercato di alimentare questa ricerca di giovani designer attraverso dei contest, che permettevano al vincitore di mettere in produzione il suo progetto con infiniti. Un paio di esempi che ci rendono orgogliosi sono Kensaku Oshiro, che vinse il secondo contest con il concept del tavolino Opto e Philippe Tabet, vincitore del terzo contest infiniti, che per noi ha creato Ruelle, prodotto di primo livello e inserito in contract esclusivi da studi di architettura prestigiosi.”
In che modo si sta evolvendo, oggi, a suo avviso il settore del design, vista la pandemia di Covid-19, che ci ha fatto riscoprire l’importanza della casa durante il lockdown?
“Penso che dovrà avere la capacità di produrre arredi che permettano di lavorare anche in casa, soprattutto considerati gli spazi mediamente più esigui delle abitazioni di oggi. L’home-office e lo smart working sono trend che si sono sviluppati moltissimo durante questa pandemia, ma che probabilmente continueranno anche in futuro, e gli arredi devono essere pronti ad avere soluzioni confortevoli e adatte a queste situazioni, assecondando il cambiamento dei tempi.”
Dopo la pandemia e il lockdown, quali sono le sfide che dovranno affrontare le aziende che producono design?
“Adattarsi più velocemente di prima nelle proposte di prodotto sarà la sfida più importante ed essere sempre con l’orecchio teso ad ascoltare le necessità degli utenti più giovani, veri portatori del cambiamento, sarà una qualità essenziale per le aziende del nostro settore.”
Come sarà la casa del futuro secondo Infiniti?
“Una casa polifunzionale, in cui le stanze normalmente adibite a un solo scopo (camera da letto, cucina, salotto) potranno assolvere diverse funzioni, grazie ad arredi o oggetti che permettano lo svolgimento di attività diverse da quelle “standard”. Una poltrona outdoor in terrazzo con a fianco un tavolino scrittoio a sbalzo, ad esempio, può permettere a una persona di potersi rilassare o leggere, ma anche di controllare le mail e lavorare. Fino a poco tempo fa, invece, in terrazzo sarebbe stato più logico mettere delle sdraio od una chaise longue, che però avrebbero potuto assolvere una sola funzione, quella del relax.”
Ci racconta la collezione 2021 e gli ultimi progetti a cui state lavorando?
“Nel 2021, al Supersalone, abbiamo mostrato “fisicamente” i prodotti che a fine 2020 avevamo presentato in anteprima durante la nostra fiera Virtuale Close2U, tra i quali posso citare il divano modulare Sys, perfetto per il contract, e Freya, il primo monoblocco in plastica riciclata al mondo con scocca interna tappezzata. Per il 2022 contiamo di proporre qualche novità e interessanti allargamenti di gamma… stay tuned ;)”
Qual è la “cosa” più contemporanea, forte e promettente che si sta manifestando a suo avviso sulla scena del design contemporaneo?
“La sostenibilità in tutte le sue forme, trend che abbraccia diverse possibilità e che si sta manifestando a gran voce, e in maniera piuttosto repentina in tutti i brand. Nel 2019 infiniti propose tre sedie in plastica post consumo urbano al Salone del Mobile, e ad oggi abbiamo 6 collezioni prodotte in plastica post consumo industriale. Contiamo, inoltre, di volgere tutta la produzione in plastica post consumo industriale entro il 2023, ma non siamo gli unici ad aver abbracciato questo modo di intendere il design. Tra riciclabilità, ricerca di materiali riciclati o green, ogni brand sembra fare la sua parte, in tempi molto brevi ed è un dovere che sia così.”
Una domanda che è anche un po’ una provocazione, esiste ancora uno stile italiano nel design?
“Forse non più in maniera chiara ed evidente come qualche decennio fa. Credo che oggi esista piuttosto il buon gusto italiano nello scegliere, che viene apprezzato e ricercato non solo nel nostro paese, ma anche all’estero. E’ uno stile che deriva dal know-how spiccatamente italiano, ma la globalizzazione e l’apertura ai mercati internazionali hanno di fatto aperto le porte all’ingresso di art director o designer internazionali, che portano i brand italiani ad avere uno stile più cosmopolita.”
Cosa significa per voi il concetto di Made in Italy?
“Per noi significa senza dubbio la filiera corta anzi, cortissima: la nostra produzione, infatti, è sita in tre stabilimenti, nel raggio di 6 km dalla sede principale, in cui lavoriamo legno, acciaio, plastica. Altrettanto, Made in Italy per noi vuol significare il profondo know-how nelle dinamiche di sviluppo dei prodotti, che risiede nelle professionalità interne ai nostri stabilimenti ed uffici, e nelle importanti menti e mani di fornitori locali, che cercano continuamente di fare le cose meglio e rendendole più gradevoli, sostenibili e belle.”