Le fonti rinnovabili: a tutto biometano
La transizione energetica pur con le difficoltà burocratiche e i ritardi rispetto ai Paesi del Nord Europa, sta prendendo piede anche in Italia. È il caso dei gas rinnovabili e sintetici. Nel primo caso la produzione può derivare dal biometano.

Grazie alla produzione da scarti agricoli o dal trattamento dei rifiuti, ma anche dalla miscelazione dell’idrogeno con il monossido di carbonio e la CO2 per produrre il gas sintetico.
Il potenziale del biometano è stimato da qui al 2030 in 10 miliardi di metri cubi di gas, circa il 12%. In Italia gli impianti per la produzione di biometano sono 54, in forte aumento rispetto ai 20 di due anni fa.
In Francia ce ne sono 337 (in aumento di 123 rispetto al 2020). Per non parlare della Germania, che grazie ai suoi 242 impianti (di taglia mediamente più grande) è la prima produttrice a livello continentale. Ma chi sta correndo veramente tanto è la Danimarca, Paese a fortissima vocazione agricola, che è arrivata a coprire il 25% del suo fabbisogno di energia da gas naturale.
Come spiega Paolo Gallo, amministratore delegato di Italgas, il biometano è considerato a CO2 zero e addirittura se uno cattura la CO2 ha la CO2 negativa. È rinnovabile, nella peggiore delle ipotesi è a Co2 zero e si basa sul trattamento dei rifiuti.